di Maria Marini –
E’ stato accolto con un’autentica ovazione. Forse, in passato, soltanto quello dipinto da Jacopo Scassellati ha suscitato lo stesso entusiasmo. Appena il primo cittadino Massimiliano Presciutti ha tolto il telo che ricopriva il Palio tutti gli intervenuti al teatro Talia hanno manifestato la loro gioia al grido di “è un capolavoro! Bravo”! L’autore Giovanni Tommasi Ferroni discende da una famiglia di artisti. E’ da annoverare nel filone dell’arte figurativa. Si richiama al realismo magico e si è specializzato nella pittura fantastica. L’incontro con la direttrice del Polo Museale Catia Monacelli, che l’ha contattato per chiedere la sua disponibilità a realizzare l’opera, è stato singolare. E’ lo stesso autore a raccontarlo. Giovanni ha un’ amica esperta in arti magiche che lo aveva consigliato di dipingere San Michele Arcangelo. Proprio mentre lavorava a questa nuova raffigurazione è giunta inaspettata la telefonata di Catia. Notevole è l’opera rappresentata: una porta aperta con due colonne ai lati dai delicati toni marmorei; all’interno si intravede la lotta dell’Arcangelo guerriero, principe del bene, che sconfigge Satana, fonte e causa del male. Uno spazio simbolico che entra nella dimensione dell’infinito e narra il mistero della vita e della speranza nella prospettiva dell’eternità che dà senso e colore alla nostra vita. Seguendo il corteo segnato dal suono dei tamburini, il Palio, in attesa di essere consegnato alla Porta vincitrice, è stato posto, come da tradizione, nella cattedrale di San Benedetto, proprio nella cappella di San Michele Arcangelo. Ma c’è stata una deroga alla tradizione. Il neo parroco di San Benedetto don Franco Berrettini ha, infatti, deciso di dare al palio la migliore visibilità possibile posizionandolo nella navata centrale, tra l’altare maggiore e le panche, accanto alla statua della Vergine Maria. Così chi ha partecipato alle funzioni in questo periodo ha avuto la possibilità di ammirarlo ed apprezzarlo per tutta la durata delle cerimonie religiose: “Guardate quanto è bello- ha detto don Franco ai fedeli della prima messa di domenica 22 settembre- E’ una grande opera di cui si capisce immediatamente il significato”.
Ogni riferimento all’astrattismo moderno è stato, evidentemente, puramente esplicito.
