L’artigianato creativo di Giorgia Centini. La bottega di Giò: dove tutto è magia

di Luca Fazi –

Una persona cara come fonte d’ispira­zione. La passione che con il talento, il sacrificio e la cura minuziosa dei par­ticolari si trasforma in lavoro. Il coraggio per aprire un’attività in un periodo complicato e la tenacia di resistere anche nel bel mezzo di una pandemia. Questi, e molti altri, sono gli ingredienti che rendono La bottega di Giò un posto speciale – e fatato, come si può leggere in una delle tante recensioni social ricevute – dove la cura del dettaglio è tutto fuorché un dettaglio.

Dicevamo di “ingredienti”: no, non stiamo parlando di ristorazione ma il termine non appare completamente fuori luogo. La tito­lare Giorgia Centini, difatti, aveva scelto l’I­stituto Alberghiero di Assisi (settore cucina) come iniziale percorso di studi; la successi­va consapevolezza di non sentirsi addosso quella dimensione e l’audacia nel perseguire i propri sogni, le hanno spalancato un nuovo mondo che prende forma con il negozio in Corso Piave, a Gualdo Tadino. Fiocchi nasci­ta, attività Montessori, kit asilo, copertine e tutto l’occorrente per stimolare il gioco dei bambini ma anche braccia­li, copriforno, ten­de ed oggetti per la casa: la gamma dei prodotti pre­senti è veramente ampia, così come la possibilità di personalizzare gli oggetti nella maniera che si preferisce. Ab­biamo scambiato qualche battuta con lei.

Quando è nata la passione per il mondo del cucito?

“Direi già da bambina e devo ringraziare mia nonna che faceva la sarta. Rimanevo esta­siata nel vederla all’opera e mi chiedevo come da dei semplici pezzi di stoffa si potes­se ricavare qualcosa di unico. È stata lei ad avvicinarmi in questo mondo. Pur­troppo, quando mi sono appassio­nata, si è ammalata e non ha avuto molte possibilità per seguirmi e tra­smettermi tutte le sue conoscenze e abilità. Ho comin­ciato quindi con dei tutorial reperiti nel web e al contempo ho acquistato una macchina per cucire. Ricor­do ancora il primo lavoro in assoluto, vale a dire il fiocco nascita per la mia seconda figlia. Da lì in poi ho iniziato a rice­vere i complimenti di amiche e parenti che venivano a casa ed apprezzavano anche altre mie creazioni. A quel punto è scattata la molla e ho inizia­to ad applicarmi con maggiore dedizione. Nel frattempo ci sono state pure le collabo­razioni con dei fiorai ed alcuni negozi gual­desi”.

Quando prende vita La Bottega di Giò?

“Nel maggio del 2019. Avevo appena termi­nato un corso di taglio e modellistica della durata di sei mesi, tuttavia già mi ronzava per la testa l’idea di aprire un negozio tutto mio, dedicandomi principal­mente alla preparazione di oggetti adatti ai più piccoli. Mi sono buttata in questo progetto con il massimo dell’impegno, anche perché avvertivo la sensazione che avrei coltivato un grosso rimpianto se non mi fossi spinta a realizzarlo”.

L’aver scelto il termine “bottega” è casuale?

“Assolutamente no. Cercavo qualcosa che rendesse l’i­dea di un posto accogliente, familiare, capace di trasmettere pertanto queste sensazioni anche al cliente. In una precedente pagina social scelsi il nome Le creazioni di Giò ma credo che il cambio sia stato idoneo per far filtrare meglio il calore dell’ambiente”.

Nelle creazioni niente è lasciato al caso: me nasce un tuo lavoro?

“Tutti gli oggetti esposti in negozio vengono creati da zero e sono il frutto di continue prove affinché rispettino la praticità. Oltre al discorso estetico, sempre ben curato, è importante che siano maneggevoli. Un fa­sciatoio da viaggio, ad esempio, non deve essere ingombrante; essendo mamma di due bambine, ho avuto modo di sperimenta­re sul campo ciò che andava perfezionato, studiando scru­polosamente ogni aspetto. Il primo step è il disegno che faccio, ri­faccio e correggo sino a quando non mi convince pienamente… non prendo mai qualcosa che sia già pronto. Poi passo al modello vero e proprio e anche lì con­trollo ogni particolare, anche perché vederlo disegnato è un conto… cucito, un altro!”.

Quanto lavoro c’è dietro a tut­to questo?

“Chiaramente dipende dal tipo di oggetto che prendiamo in esame. Per un fiocco nascita si possono impiegare persino tre giorni. È tutto basato su ciò che mi viene richiesto, dal ma­teriale utilizzato all’impiego di particolari dettagli, dal ricamo a mano alla presenza di speci­fici disegni”.

Hai parlato di materiali, un aspetto cui tieni molto…

“Sì, esatto! Ogni lavorazione è ottenuta con materiali certificati, privi di allergeni ed agenti chimici. In un periodo storico come quello che stiamo vivendo, in cui ciò che ac­quistiamo è quasi tutto made in China, non si trovano molti prodotti di qualità. Questo è per me, invece, un aspetto molto importan­te. Gli stessi legni impiegati per i giochi dei bambini sono rigorosamente non trattati e c’è una ricerca meticolosa a riguardo. I ma­teriali sono del tutto naturali. Quel che con­ta è la qualità e dunque la sicurezza”.

Tra quelli ricevuti, qual è stato il compli­mento più gradito? E la richiesta più stra­vagante?

“In questi due anni e mezzo devo ammette­re che non sono mancati gli apprezzamenti e ciò mi riempie il cuore di gioia. Selezionan­doli alcuni, direi quelli che evidenziano la mia preci­sione, un fattore cui tengo molto, e quando il cliente decide di affidarsi a me. Ecco, il ‘fai tu, mi fido cie­camente di te’ è un bel­lissimo attestato che per quanto mi riguarda vale tanto. Inoltre, di carattere, sono una persona a volte insicura e fino a quando non vedo la soddisfazione sul volto dell’acquirente non mi sento serena. Mi piacciono anche i compli­menti diretti al mio negozio; come di­cevo prima, adoro sistemarlo in modo tale che chi entra possa respirare un’atmosfera fa­miliare. Una richiesta biz­zarra? Dovrei rifletterci un po’ ma, ora che mi ci fai pensare, credo sia il ricamo di uno slip da uomo con una frase hot”.

Cosa ami del tuo lavoro?

“Oltre all’aver convertito la mia passione in un’attività, direi il fatto di rea­lizzare oggetti unici come, del resto, tutto ciò che viene fat­to a mano. Chi compra un mio prodotto è perché vuole acquistare o rega­lare un qualcosa che non assomigli ad un altro. Credo che donare un oggetto persona­lizzato, elaborato per rispecchiare i gusti di una determinata persona, sia un gesto bel­lissimo. È un modo distintivo per trasmette­re l’affetto e l’interesse”.

Dopo pochi mesi dall’apertura sei stata co­stretta a chiudere a causa del diffondersi della pandemia: quanto ne hai risentito?

“Senza dubbio è stato un fulmine a ciel se­reno, come per tutti del resto, ma è servi­to anche per perfezionarmi nella tecnica e farmi cono­scere. Dopo aver sviluppato il modello, ho creato delle mascherine in tessuto da poter utilizzare con un fil­tro intercambiabile e devo dire che sono state molto apprezzate, tant’è vero che ho ricevuto alcune richieste al di fuori dell’Italia, come Francia e Svizzera. In aggiun­ta, non avendo mai ricamato a mano, ho approfittato del lockdown per imparare e acquistare tutto il necessario. Anche quella è stata una bella sfida perché, in fin dei conti, sono partita da zero”.

Ti abbiamo vista nei panni dell’insegnante grazie alla collaborazione con l’associazio­ne “La compagnia di Re Artù”: come valuti l’esperienza?

“In maniera assolutamente positiva! Non ero certa che sarei stata in grado di insegna­re ai più piccoli, trasmettendogli l’amore e la soddisfazione che ci sono dietro un oggetto fatto a mano, e invece è andata benissimo. Avevamo calendarizzato questi laboratori già nel corso del 2020 ma l’emergenza sa­nitaria ha rimandato tutti i vari progetti. Ti confesso che è stato molto emozionante e, allo stesso tempo, un enorme piacere osser­vare l’interesse esternato dai bambini. Gli stessi genitori sono rimasti piacevolmente colpiti ed alcuni mi hanno telefonato qual­che giorno dopo, chiedendomi quando av­verrà il prossimo appuntamento”.

Quali sono i tuoi progetti futuri?

“In questo periodo sono stata molto con­centrata sulle creazioni inerenti alle festivi­tà, che non mi hanno permesso di guardare troppo in avanti. Di idee ne ho tantissime e per il 2022 ci saranno sicuramente delle no­vità importanti, sempre dopo averle prova­te, perfezionate e controllate al dettaglio… non voglio lasciar nulla al caso. Continueran­no senza dubbio i laboratori e con tutta pro­babilità, viste le richieste, saranno allargati anche agli adulti. Non abbiamo ancora date certe ma l’intenzione è questa”.

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