Come cambiare le brutte abitudini alimentari

di Chiara Fidati –

Cambiare una cattiva abitudine non è mai facile. Che si tratti di smettere di fumare, ridurre il tempo sui social o miglio­rare la dieta, il percorso appare spesso irto di difficoltà. Ma cosa rende così complicato modificare comportamenti consoli­dati, e come possiamo riuscirci davvero?

Le cattive abitudini sono il risultato di processi mentali che si ra­dicano nel nostro cervello. In altre parole, siamo abituati a fare certe cose perché il nostro cervello le ha automatizzate nel tem­po. Ad esempio, dopo una giornata stressante, molti si rifugia­no nel cibo spazzatura o nel binge-watching. Ma proprio questa automazione mentale, che sembra un ostacolo, può diventare un’opportunità per il cambiamento. Se il cervello è capace di automatizzare un’abitudine, è altrettanto capace di sostituirla con una nuova, più sana. Il primo passo per cambiare una catti­va abitudine è prendere consapevolezza. Non basta dire “voglio cambiare”, bisogna comprendere quando, perché e come si in­nesca l’abitudine da modificare. Ad esempio, se la tendenza a mangiare dolci (si veda l’immagine ispirata ad un noto film di Nanni Moretti) è legata allo stress, bisogna individuare il mo­mento in cui lo stress colpisce e cercare di sostituire il dolce con un comportamento più salutare, come una passeggiata o una breve meditazione.

Una tecnica molto utilizzata è quella delle abitudini sostitutive. L’idea è che, invece di combattere contro la cattiva abitudine, si crei una nuova abitudine che soddisfi lo stesso bisogno. Se, ad esempio, il vizio di mangiare snack poco salutari è associato alla noia o alla stanchezza, si può sostituire con una bevanda cal­da, una chiacchierata con un amico o un hobby che rilassi. Altro aspetto fondamentale per il cambiamento è l’ambiente. Spesso sono proprio gli spazi in cui viviamo a rinforzare i comportamenti indesiderati. Tenere il telefono lontano dal letto, evitare di tenere snack poco salutari in cucina e rendere la propria casa un am­biente stimolante per attività positive sono piccoli cambiamenti che possono avere un grande impatto.

La costanza è il cuore del cambiamento. Secondo gli esperti, ci vogliono in media 21 giorni per instaurare una nuova abitudi­ne, ma il processo può richiedere anche più tempo, variando da persona a persona. La chiave è non demoralizzarsi dopo qualche passo falso. Un singolo errore non annulla il progresso fatto. Il cambiamento avviene, infatti, in modo graduale e non lineare. È importante celebrare i piccoli successi, che rinforzano la mo­tivazione a proseguire. Infine, è cruciale stabilire obiettivi chiari e realistici.

Obiettivi generici come “voglio essere più sano” sono troppo va­ghi. È meglio focalizzarsi su qualcosa di concreto: “Voglio fare 30 minuti di attività fisica tre volte alla settimana” o “Voglio ridurre il consumo di zuccheri al minimo entro il mese prossimo”. Ogni passo verso l’obiettivo contribuirà a costruire fiducia nelle pro­prie capacità e a solidificare la nuova abitudine. Inoltre, è utile ricordare che il cambiamento non è un processo che avviene in isolamento.

Il supporto di amici, familiari o gruppi di supporto può fare una grande differenza. Condividere i propri obiettivi e progressi, così come le difficoltà, aiuta a rimanere motivati e a sentirsi meno soli nel percorso di trasformazione. Cambiare una cattiva abitu­dine non è un’impresa impossibile, ma un processo che richiede consapevolezza, pazienza e determinazione. Non è una corsa, ma una maratona: ogni piccolo passo conta. E se il cambiamento avviene con un approccio gentile e sostenibile, alla fine possia­mo dire addio alle vecchie abitudini, trasformandole in nuove, più salutari

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