di Antonio Pieretti –
Finalmente per i poveri ci sarà l’atteso sollievo. E’ questo il messaggio con cui si apre il nuovo anno. Attualmente i poveri accertati nel nostro Paese sono 5 milioni e 100 mila, ma certamente sono molti di più. Resta poi da considerare quelli che si aggiungeranno nel volgere di pochi mesi, dato il ristagno in cui versa l’economia nazionale. Ma sarà vero che lo Stato si prenderà a cuore la sorte di quanti vivono ai margini della società? Vorrei sperarlo, anche se ne dubito. Innanzitutto, infatti, non saranno sufficienti le risorse stanziate dal governo con la recente manovra finanziaria. Inoltre, andranno veramente a chi ne ha bisogno? In proposito, gli strumenti che esistono non lasciano ben sperare.
Per il 2018 l‘lnps ha speso 53 miliardi in assegni sociali e integrazioni, per venire incontro alle esigenze delle famiglie più disagiate. In linea di principio ne avrebbero dovuto usufruire soltanto quelle che non superano una certa soglia di reddito. Di fatto, invece, 18,5 miliardi, cioè un terzo della cifra a disposizione, sono entrati nelle tasche di persone che avevano un reddito superiore al valore medio. Una situazione analoga si è verificata a proposito del REI, altro strumento istituito per potenziare i servizi sociali. Dei 18 miliardi destinati a questo scopo, 6,5 miliardi, cioè ancora una volta un terzo, sono stati elargiti a famiglie al di sopra della soglia di povertà. Esistono poi dei bonus, come quello previsto per la nascita di un figlio o per la frequenza del nido, di cui usufruiscono anche i ricchi, perché non è previsto nessun vincolo legato al reddito. Questo vuol dire che la spesa sociale nel nostro Paese in buona parte va a beneficio di chi non ne avrebbe diritto.
Il motivo di questa assurdità è facile da individuare: risiede nel fatto che si truccano le carte. Come è noto, l‘Isee è lo strumento che viene impiegato per valutare le condizioni in cui si trova una famiglia.Si potrebbe dire che sia un documento ineccepibile, oltre che obiettivo; tuttavia ha il difetto di consistere in una dichiarazione rilasciata dall’interessato. E allora è impensabile che, di fronte alla possibilità di aggirare la legge, il cittadino italiano, notoriamente integerrimo, se lo lasci sfuggire. L’ingegnosità impiegata a fin di bene (personale) di solito è ripagata e i risultati lo confermano manifestamente. Su 8.847 accertamenti compiuti dalla Guardia di Finanza, nel corso dei primi sei mesi del 2018, ben 5.435 dichiarazioni Isee sono risultate false. Il fenomeno raggiunge il 90% per l’esenzione del ticket sui farmaci, il 60% per l’esenzione delle tasse universitarie, il 40% per le richieste di prestazioni sociali.
Ma questa volta non sarà così, sento ripetere. Nel frattempo, però, non si prende nessun provvedimento per evitare che i furbastri la facciano franca e così, ancora una volta, saranno i poveri a pagare.
