di Giovanni Carlotti –
Si sa che all’inizio di ogni nuovo anno i sette nani, come tutti i bravi bambini, formulano propositi di bene. Dunque anche Cucciolo non può sottrarsi a questo compito ed ecco il suo impegno per il 2019: recuperare l’ottimistico “spirito delle origini”. Infatti, quando, ormai ben sette anni fa, il più piccolo e simpatico dei nani prese il posto del triste e tormentato Brontolo nel titolo di questa rubrica, lo scopo dichiarato fu quello di porre l’attenzione più sulle cose belle e positive che accadono nel nostro territorio che non su quelle negative. Eccoci dunque pronti a sottolineare ciò che di positivo si scorge all’orizzonte, piuttosto che le ombre che minacciano il nostro futuro. Queste abbondano, come sappiamo bene, ma è certo che dalle situazioni difficili e complicate si può uscire solo sforzandosi di intravvedere la luce in fondo al tunnel. Visto poi che andiamo incontro ad almeno due campagne elettorali, quella per le elezioni europee e quella per le amministrative, verosimilmente centrate sulla critica e sulla demonizzazione dell’avversario, sarà bene fornire spunti positivi per la riflessione collettiva. Ecco dunque due cose belle di questo primo scorcio di anno, che hanno visto come protagonisti giovani del nostro territorio. Anzitutto, quella cinquantina di adolescenti che, ai primi di gennaio, nel pieno della prima nevicata di stagione, invece di chiudersi in casa a chattare sui social media, hanno percorso in lungo e in largo le vie della nostra città e di località vicine per distribuire le arance raccolte in Calabria dai ragazzi dell’Operazione Mato Grosso. In questo modo hanno inteso raccogliere offerte per due missioni, una in Perù e ed una nello Zaire. Nel primo caso si trattava di sostenere una volontaria eugubina che accoglie i vecchi soli e abbandonati della regione andina, aiutandoli a compiere con dignità i loro giorni; nel secondo caso, le offerte raccolte sono state invece indirizzate verso la realizzazione dei servizi minimi per gli ospiti di un carcere-lager nella martoriata regione del Nord Kivu. Un’altra bella esperienza che vorrei poi sottolineare è quella della partecipazione alla Giornata Mondiale della Gioventù a Panama. Una sessantina di umbri, tra cui due ragazze gualdesi, sono partiti nella notte del 16 gennaio alla volta di Panama ed hanno vissuto due settimane di full-immersion nella realtà latino americana, ospitati in un clima di amicizia “caliente” dai coetanei della cittadina di Chitrè, per poi confluire con centinaia di migliaia di altri giovani all’incontro mondiale con Papa Francesco a Panama City. Un’esperienza dunque ricca di incontri e emozioni, dove hanno respirato a pieni polmoni la mondialità e l’universalità del messaggio cristiano. Antidoti potenti rispetto alle paure e chiusure che il montante sovranismo vorrebbe invece alimentare. Immagino già le obiezioni di qualcuno dei miei dodici lettori: son così piccole ed insignificanti le buone notizie? E’ vero, si tratta di cose relativamente nascoste ed insignificanti. Ma, pensate un po’, sono seduto a scrivere queste parole proprio nel giorno in cui cade il centenario dell’appello “ai liberi e ai forti” (18 gennaio 1919) formulato da un gracile e sconosciuto pretino (Luigi Sturzo) di un ancor più sconosciuto paesino siciliano (Caltagirone). Quell’appello fu pronunciato in un momento storico difficilissimo, con l’Italia in ginocchio a causa della guerra appena terminata ed il popolo ormai non più rappresentato dalla vecchia classe dirigente liberal-massonica che aveva fatto il Regno d’Italia. Le masse popolari, prive di rappresentanza politica, premevano con le loro nuove istanze e Sturzo seppe scongelare e riportare nell’agone politico il mondo cattolico. Si creavano così le premesse per la rinascita che sarebbe seguita al disastroso ventennio fascista, incentrata su una straordinaria classe dirigente cresciuta e maturata grazie alle idee di quel pretino siciliano che, nel breve periodo, sembrò addirittura sconfitto dalla storia.
