Una splendida opera in ceramica per ricordare

di Maria Marini –

Un dono grande è la vita e una sorel­la è un bene prezioso con cui con­dividere esperienze, confrontarsi e dialogare del più e del meno. Una malattia crudele, purtroppo, ha rubato a Daniela, sorella amata, il soffio vitale per condurla in una dimensione eterna. Un viaggio breve il suo, ma il ricordo è vivo e indelebile per chi le ha vissuto accanto e per chi l’ha cono­sciuta. Un pensiero fisso prende forma e di­viene memoria che attraversa la soglia del tempo, del finito in chi resta, per trasfor­marsi in una storia viva da raccontare ad altri e altri ancora. Per questo Cinzia ha cer­cato uno strumento concreto per ricordare sua sorella Daniela. Un giorno ha confidato al sacerdote il suo intento e don Michele le ha suggerito di realizzare un pannello in ceramica da sistemare nella chiesa di San Giuseppe Artigiano. Il soggetto da rappre­sentare riguarda alcuni episodi ispirati alla vita del profeta Daniele. Il parroco, inoltre, ha consigliato all’interessata di rivolgersi alla ceramista e artista locale, Vera Vol­polini che ha restaurato, a titolo gratuito, alcune statue della chiesa riportandole al loro antico splendore. Ho incontrato Vera sul luogo del suo lavoro e ho intrattenuto con lei una piacevole conversazione.

Ti ha sorpreso una simile commissione?

“Sì, molto! Don Michele è venuto a casa mia con un progetto preciso in testa. Di lì a breve, dopo essermi documentata con cura, ho preparato un bozzetto da mostrare al sacerdote e alla committente che hanno approvato.”

Quali episodi hai rappresentato ?

“ Nella parte centrale dell’opera ho raffigu­rato, in alto, l’Eterno che squarcia le nubi e benedice il profeta Daniele inserito all’in­terno di un paesaggio rinascimentale. Da­niele era un giudeo che in giovanissima età fu deportato in Babilonia.. Sul lato destro, in alto, ho posto il banchetto profanatore di re Baldassarr, figlio di Nabucodonosor, che si appropriò del vasellame sacro del tem­pio di Gerusalemme. Nel corso del convivio apparve una mano che scrisse in alto, sul muro: Mane – Tekel – Fares. Nessun mago e veggente riuscì ad interpretare lo scono­sciuto messaggio, solo Daniele chiarì il si­gnificato delle misteriose parole: numerato – pesato – separato. Per la sua saggezza il giovane conquistò così la fiducia di re Na­bucodonosor che lo nominò funzionario di corte e interprete dei suoi sogni. In basso ho dipinto il sogno del re Nabucodonosor: un gigante con la testa d’oro, il petto e le braccia d’ argento, il ventre e le cosce di bronzo e i piedi in parte di ferro e in parte di argilla. Il profeta interpretò il sogno del re. La pietra, scivolata dal monte e trasfor­matasi in montagna, era la volontà di Dio; la testa d’oro rappresentava il regno forte del momento, ma a questo ne seguiranno altri sempre più de­boli, fino alla distru­zione di Babilonia. Il regno del crudele Baldassarr volgeva ormai al termine per opera dei Persia­ni che nel 539 a.C. avrebbero conquista­to Babilonia e ucciso il suo re. Sul lato sinistro ho raffigurato i mi­racoli. In alto ho ritratto Daniele nella fossa dei leoni. Purtroppo i satrapi gelosi del suo dono straordinario gli tesero una trappola. Convinsero il re a stipulare un decreto che prevedeva il culto dello stesso sovrano, e chiunque professava altri credi sarebbe stato gettato nella fossa dei leoni. Il pro­feta colto in flagrante venne condannato e, a malincuore, re Dario fu costretto a far rispettare il suo stesso decreto. Daniele fu gettato nella fossa dei leoni. Un angelo del Signore intervenne in suo favore e chiuse le fauci dei leoni, Daniele restò illeso. In bas­so ho raccontato, con la pittura, un altro prodigio, raccontato nel libro di Daniele. Re Nabucodonosor fece erigere una sta­tua d’oro colossale nella pianura di Dura; al suono di uno strumento tutti dovevano inchinarsi e adorarla, chi non rispettava il decreto doveva essere gettato nella forna­ce ardente. Tre giovani ebrei, fedeli al Dio Altissimo, trasgredirono l’ordine e finirono nella fornace arroventata sette volte più del solito. Un angelo, messaggero celeste,

Una splendida opera in ceramica per ricordare

di Maria Marini 13 – marzo 2021

intervenne allontanando da loro le fiamme, perciò restarono illesi e passeggiavano adorando l’Eterno “.

Quali sentimenti hai provato nel realizzare un’ opera in ricordo di una giovane vita?

“Qualche mese prima dell’incarico, Cinzia aveva messo su face­book una foto con la sorella. Sembrava un segno del destino per­ché conoscevo Daniela, avevamo fatto pattinaggio insieme da ra­gazzine con Fra Mauro;correvamo sui pattini a rotelle ed era un passatempo piacevole e liberatorio. Abbiamo condiviso momenti spensierati, o meglio quello è il periodo in cui la vita sorride con i suoi sogni”.

Quanto tempo hai impiegato per ultimare il lavoro

“Le dimensioni del pannello sono due metri e settanta per due metri e settanta, è piuttosto grande, pertanto ho impiegato due mesi e mezzo circa, ma sono soddisfatta del risultato. Ci ho messo dentro il cuore”.

In questo periodo hai avuto altre commissioni di lavori impor­tanti?

“ In questo momento no. Poco prima di questo incarico ho re­alizzato diversi pannelli per un’abitazione privata a Spoleto. Ho rappresentato la Rocca, la cattedrale principale e un ulivo. Poi un pannello da esterno che riproduce i genitori del committente: il padre fabbro e la madre maglierista e una mattonella con il nome del vicolo. Queste opere sono state collocate sulla facciata di un’a­bitazione del 1700.”

Complimenti a Vera che ha dipinto con partecipazione emotiva gli eventi di fede conferendo loro colore e anima.

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