Insieme possiamo! Una proposta per la Querelle Comune – Comunanza

di Alberto Cecconi –

“Insieme possiamo”. Uno slogan da rendere concreto a Gual­do Tadino. Nome doppio, echeggiato nei fatti anche nelle tante, troppe divisioni. Che indeboliscono tutti e dissipano forze e progettualità possibili, quanto mai urgenti in un momento storico difficilissimo per i cittadini, con una crisi che sembra non finire mai, desolante, che aggrava problemi cronici, testimoniati da calo demografico, perdita di servizi, pesan­tissima mancanza di lavoro, capannoni, case e negozi vuoti. E con tasse “normali”, senza atte­nuanti. Tante le cause. Alcune, però, gestibili da qui. Come la vicenda dei rapporti tra Comu­ne, Comunanza agraria, Rocchetta spa.

Il Comune, guidato dal sindaco Presciutti, che nel programma elettorale s’è presentato con l’accattivante “Insieme possiamo” e in tan­te circostanze ha parlato e parla delle “sinergie” necessarie, ha in­trapreso un durissimo braccio di ferro, una sorta di guerra totale, con la Comunanza: le battaglie giudiziarie animano i tribunali in altre città, con tempi lunghissimi, e costi sociali ed economici mol­to alti, a carico di tutti i cittadini. Nulla è cambiato; e non cambierà a breve. Ed è continuato anche il poliennale, ingiusto ed insop­portabile esilio forzato dalle fonti storiche della Rocchetta, un’area amena dove nei decenni scorsi sono stati fatti grossi investimenti pubblici, ora sotto-azzerati. Una nuova strada, al centro della val­lata, lontana dalle minacce del costone roccioso, consentirebbe un accesso sicuro agli “espropria­ti” gualdesi e turisti.

La Comunanza agraria dell’Appe­nino gualdese: il ricostituito ente ha il diritto di esistere. Ed esiste. Occorre prenderne atto. Agisce con tutti i limiti e le difficoltà di chi ricomincia un cammino inter­rotto per 40 anni, cerca di opera­re a favore della comunità locale: bello il progetto dell’ex rifugio di San Guido “porta della monta­gna”, da gestire in modo sinergico con le società sportive. Ha intra­preso l’attività forestale, ha pro­mosso qualche altra iniziativa con lo slogan “Lavoriamo per noi”.

Rocchetta spa. L’azienda, diretta da Roma, ha il grande merito di avere investito nel ter­ritorio, di aver costruito stabili­menti e strutture d’avanguardia, di aver reso prestigioso il marchio dell’acqua gualdese. Nel corso degli anni, oltre a pagare i canoni di concessione regionale, s’è progressivamente aperta alla realtà sociale cittadina, con impegni seri e concreti per tante situazioni: Giochi de le Porte, strutture educative, ricreative e culturali dell’o­pera salesiana, sport giovanile; ed altro. Ed ha dato lavoro sicuro a diverse decine di persone. Ha un grande progetto: quello di far nascere un nuovo marchio, investendo milioni, con indubbie rica­dute positive anche per l’occupazione diretta ed indotta.

La Comunanza ha posto questioni sull’uso civico dei terreni, sulla leggittimità delle concessioni regionali e gli avalli comuna­li, sulle conseguenze dell’alluvione di San Martino del 2013 con danni ambientali pesantissimi e la chiusura dell’accesso alle fonti storiche. Altri, come l’ex sindaco ed ora vicegovernatore umbro Morroni ed il suo partito, hanno posto la questione seria della veri­fica delle potenzialità del bacino idrico. Sono seguite carte bollate a gogò. Ed alcune sentenze; ed i previsti, legittimi ricorsi. E così via. Per decenni? Ma se l’acqua c’è davvero, una volta sancita la priorità dell’approvvigionamento per i gualdesi, perché non con­cederla?

Una vicenda complessa. Non spetta a chi scrive distribuire ragioni o torti, non ha il bilancino giusto. Quello che, invece, si au­spica fortemente è che si trovi il modo di unire le forze, di fare “sinergia” vera, per­ché “l’unione fa la forza”. Per tutti e per ciascuno. Occorre dialogare, confrontar­si, senza ostinazioni e chiusure, senza presunzioni preconcette, resettando litigi e pregiudizi, con l’unico scopo del bene reale di Gualdo Tadino e dei Gualdesi. E degli stessi enti coinvolti. Ma va fatto presto. Subito, per favore! Anche con discrezione, se do­vesse servire. Altrimenti si prefi­gurano tempi biblici, che aggra­vano il lungo, desolante stallo. Un’operazione difficile, ma non impossibile: i dirigenti dei singo­li enti sono persone intelligenti, sapranno aprirsi ad un confronto a tutto campo, “nel rispetto del­la legge”. Perché non provarci? E’ utopia? Le utopie, se non as­solutizzate, sono ideali regolati­vi. Se usate con buon senso ed equilibrio, senza l’eccesso delle presunzioni, possono servire per perseguire fini validi e condivisi. Lo storico Tito Livio, a proposi­to della guerra con Cartagine, scrive: “ Dum Romae consulitur, Saguntum expugnatur” (men­tre a Roma si discute, Sagunto è espugnata); che si può libe­ramente tradurre nell’attualità gualdese: “Mentre a Gualdo Ta­dino si perdono tempo prezioso e si profondono grandi energie e creatività per litigare, c’è gen­te che continua a tribolare, che non vede più prospettive per il suo futuro in questa sua bellissi­ma terra”.

Alla fine Roma vinse. Anche Gualdo Tadino potrà vin­cere!

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