di Daniele Amoni –
Una delle mie ultime città umbre visitate questa estate, ho fatto tappa a Trevi soffermandomi soprattutto sulla chiesa del Santuario della Madonna delle Lacrime, vero scrigno d’arte che accoglie opere di Pietro Vannucci detto “Il Perugino” e di Giovanni Pietro detto “Lo Spagna”.
Ma ciò che colpisce oltremodo il visitatore sono i sontuosi e ben affrescati sepolcri monumentali della nobile famiglia Valenti, i cui membri per secoli hanno ricoperto alcune tra le più alte cariche civili ed ecclesiastiche.
Dirà a questo punto il lettore: ma che rapporti avevano con Gualdo Tadino? Cercherò di spiegarlo in maniera concisa, ma al tempo stesso precisa.
L’11 marzo 1513 salì al soglio pontificio Leone X (Giovanni de’ Medici, Firenze 1475 – Roma 1521) il quale muoveva subito guerra al Ducato di Urbino, che voleva togliere a Francesco Maria della Rovere, per darlo al proprio nipote Lorenzo dei Medici, e la nostra città, sorgendo appunto presso la linea di confine tra i possessi della Chiesa e il Ducato d’Urbino, acquistava, come luogo di frontiera, una grande importanza. Perciò Leone X eleggeva Gualdo in Legazione autonoma, indipendente da quella di Perugia e come tale ne dava il governo a vita, con il titolo di governatori o legati, ad appositi cardinali, i quali però non sempre tennero tale giurisdizione sino alla morte. Essi avevano la propria residenza nella nostra città, che prima dipendeva invece o dal legato di Spoleto o da quello di Perugia.
Il primo cardinale legato fu Antonio Maria Ciocchi di Monte San Savino, detto perciò “Cardinal Del Monte”. Nato, come detto, a Monte San Savino nel settembre 1461, era stato creato cardinale da Giulio II il 10 marzo 1511 e resse la nostra città fino al giorno della sua morte, avvenuta a Roma il 20 settembre 1533.
Egli dimorò assai raramente a Gualdo la sciando ampi poteri al suo luogotenente, Benedetto Valenti di Trevi, procuratore fiscale sotto diversi pontefici di Roma e uditore della cause civili nella nostra città, nato a Trevi il 2 aprile 1486 e deceduto a Roma il 7 luglio 1541. Fu un eccelso collezionista d’arte e di oggetti antichi tanto da far pubblicare un volume “Antiquitates Valentinae”, considerato uno dei primi cataloghi a stampa dell’epoca. Aveva sposato Felicita Petrelli come riporta il superbo monumento sepolcrale all’interno della chiesa, morta a Trevi il 23 novembre 1550.
Ma la storia non finisce qui.
La Petrelli diede alla luce proprio a Gualdo Tadino il 12 dicembre 1527, il terzogenito maschio a cui fu dato il nome di Monte Valenti in onore del cardinale Del Monte, legato pontificio e zio del futuro Giulio III (Giovanni Maria Ciocchi Del Monte, 1487-1555).
L’atto di nascita riporta testualmente: “La notte che precede il dì di S. Lucia nacque il tertio figlio maschio; quale per essere stato guadagnato in Gualdo, Nocerine diocesis, alli servizi del mio R.mo de Monte, volsi che Monte si chiamasse. Faccia Dio che almino de litteratura sia assimile ad sua signoria. Nacque ad hore 4”. Monte morì a Roma il 24 novembre 1588.
Fu un personaggio di indubbio potere.
Laico coniugato, avvocato fiscale di Lugo nel 1548, fu commissario apostolico in varie città italiane: Rimini ( f e b b r a i o – m a r z o 1550), Assisi (4 giugno 1555), Cesena (16 settembre 1555), luogotenente a Todi (1558-59) per conto del cardinale Alfonso Caraffa e governatore nella stessa città nel 1575, governatore a Rieti (13 maggio 1559) e Terni (30 agosto 1564), luogotenente in Ancona (1565) per conto del cardinale Carlo Borromeo, governatore della Romagna (1 gennaio 1567), Ravenna (30 gennaio 1569), Roma ( 22 maggio 1570), Perugia e 1dell’Umbria (1 gennaio 1574-76), delle Marche (6 febbraio 1577) e Bologna (17 giugno 1579-4 giugno 1580). Nel 1564 fu inviato dal papa Pio IV (1559-65) a Terni per reprimere la guerra civile tra i nobili e i Banderari. Uditore delle cause criminali a Bologna (15 maggio 1565), rimasto vedovo della moglie Lucrezia Lucarini vestì l’abito ecclesiastico e fu nominato protonotario apostolico (17 novembre 1566). Nel 1567 divenne poi presidente di Romagna e governatore di Roma sotto Pio V nel 1570. Il 18 agosto 1573 su incarico di Gregorio XIII (1572-1585) ratificò i confini territoriali tra i comuni di Monteleone di Spoleto e Cascia. Gregorio XIII lo inviò poi governatore a Bologna nel 1579 ma non restò molto a lungo in città perchè il pontefice, preoccupato per il pessimo stato in cui versava l’ordine pubblico, decise di far governare la città direttamente da un legato nominando nell’anno successivo Pietro Donato Cesi. Nel 1581 il cardinale Alessandro Farnese lo volle come sovrintendente al governo di Velletri e lo nominò suo luogotenente nel 1587.
Nella chiesa trevana si ammira il suo sepolcro con busto scolpito e ornati dipinti dagli Angelucci da Mevale.
