di Luca Gammaitoni –
Quando a fine 2021 raccontavo su questo giornale la mia sorpresa nell’apprendere che la Regione Umbria fosse intenzionata a creare, a due passi da Gualdo Tadino, un distretto di nanomateriali, mai avrei immaginato che poco dopo mi sarei trovato a dover coordinare il progetto che ha come obiettivo proprio la sua realizzazione. Buffa la vita.
L’inizio della storia
La storia è andata così: ad inizio 2021 la Regione Umbria presenta un piano di utilizzo dei fondi PNRR, cioè dei fondi che sarebbero da lì a breve arrivati dall’Europa per consentire la rinascita delle economie nazionali provate dal Covid. In questo piano si prevede, tra molte altre cose, la realizzazione di due poli di ricerca: uno a Nocera Umbra, nello stabilimento ex-Merloni/JP Industries, dedicato ai nanomateriali ed uno a Terni, nell’area del Polo Chimico, dedicato ai biomateriali. La Regione ha sviluppato questo programma in collaborazione con alcune aziende del settore, Università ed enti di ricerca inizialmente non coinvolti direttamente. A Settembre viene addirittura in visita a Gaifana il ministro Giorgetti, allora allo Sviluppo Economico, per sancire l’impegno del governo nella realizzazione del polo dei nanomateriali. Ne apprendo dai giornali e la cosa suona strana ai miei orecchi, soprattutto perché la ricerca su queste tematiche è ben presente presso l’Università di Perugia ed anche presso il CNR in Umbria, ma nell’annunciato progetto non c’è traccia del loro coinvolgimento. Ne parlo con il Rettore Oliviero e con l’Assessore Regionale Fioroni.
Il convegno a Perugia sulle Nanotecnologie
ed il coinvolgimento dell’Università
Con i miei colleghi organizzo un convegno a Perugia sulle Nanotecnologie (25 Ottobre 2021). Al convegno l’Assessore Fioroni si dichiara favorevole ad includere l’Università nel progetto; bisogna trovare però il modo. Di lì a poco si scopre che il governo ha cambiato l’organizzazione del PNRR e quei fondi che sarebbero stati destinati al polo dei nanomateriali hanno cambiato casa: dal Ministero dello Sviluppo Economico (MISE) a quello dell’Università e Ricerca (MUR). A questo punto il coinvolgimento dell’Università è inevitabile ed anzi, la Regione chiede proprio all’Università di Perugia di farsi carico di un nuovo progetto che coinvolga il mondo della ricerca e delle imprese e che abbracci i due poli che stanno a cuore allo sviluppo regionale. L’Università accetta e si attiva per mettere assieme un consorzio di 9 università che abbraccia 3 regioni (Umbria, Marche e Abruzzo). Nasce così la fondazione VITALITY che presenta una richiesta di finanziamento per un grande progetto volto alla realizzazione di un “ecosistema d’innovazione” nell’Italia Centrale.
La partenza del progetto
Il progetto viene finanziato nella primavera del 2022 e prende ufficialmente l’avvio il primo Luglio. Le attività sono coordinate da una fondazione costituita appositamente, che ha sede a L’Aquila e prevede dieci settori di azione (chiamati “spoke”, secondo un linguaggio ispirato ai raggi delle ruote che si dipartono da un mozzo o “hub” centrale) che abbracciano le tre regioni. L’università di Perugia coordina direttamente lo spoke 9 (dedicato al polo dei nanomateriali) e lo spoke 10 (dedicato al polo dei biomateriali) e partecipa ad altri quattro spoke coordinati da altre università. Se11 – marzo 2023
condo il progetto VITALITY, le attività dello spoke 9 trovano il loro focus proprio nel territorio della fascia appenninica e hanno come obiettivo la realizzazione di un polo di ricerca e innovazione nei capannoni dell’area ex-Merloni, nel comune di Nocera Umbra. In questi locali dovrà sorgere un’aggregazione di imprese e laboratori di ricerca, capace di offrire ad aziende italiane e straniere servizi avanzati per la realizzazione di nanomateriali.
A che punto è il progetto
A che punto è la realizzazione di questo progetto dello spoke 9? Siamo formalmente al settimo mese dall’inizio e abbiamo davanti ancora circa 30 mesi per completarlo. Fino ad oggi abbiamo iniziato a selezionare i gruppi di ricerca che lavoreranno a fianco delle imprese. Ne abbiamo individuati oltre trenta appartenenti all’Università di Perugia, di Camerino e al CNR e abbiamo già assunto dodici nuovi ricercatori con contratto triennale rinnovabile. Altri dodici verranno assunti nei prossimi mesi fino ad avere ventiquattro nuovi ricercatori. Abbiamo avviato le procedure per acquistare circa 15.000 metri quadri di capannone per insediare i primi laboratori che faranno da apripista per il polo. Saranno laboratori dedicati alla caratterizzazione dei materiali, con strumenti avanzati come spettrometri e microscopi elettronici e a forza atomica, non facilmente disponibili in questa parte del paese. Se le procedure di acquisto avranno tempi brevi (una speranza più che una certezza), entro l’anno potremo avviare le prime iniziali attività. A pieno regime, cioè entro la fine formale del progetto prevista per il 2025, ci aspettiamo di poter insediare almeno una decina di gruppi di ricerca oltre a una ventina di aziende che potranno aprire in quel luogo la loro sezione di ricerca e sviluppo, a condizioni economiche agevolate.
Un progetto per almeno 10 anni
Poiché non avrebbe senso fare un così grande sforzo per realizzare un polo che potrebbe chiudere ancor prima di aver aperto, vista la necessaria breve durata del progetto, abbiamo avviato, in accordo con la Regione Umbria, un lavoro parallelo per garantire al Polo dei nanomateriali un tempo di vita di almeno 10 anni. Per raggiungere questo scopo stiamo preparando un accordo Regione-Università che preveda la creazione di un soggetto gestore del Polo che sia in mano alle imprese del territorio e che garantisca la sostenibilità dei costi di funzionamento per almeno un decennio. I lavori di preparazione dell’accordo sono in stato avanzato e prevediamo di giungere ad una firma in primavera. Questo in forma estremamente succinta lo stato delle cose ed il piano di lavoro dei prossimi 30 mesi.
Quando a fine 2021 scrivevo su questo giornale dell’idea del Polo dei nanomateriali, annotavo non condivido lo scetticismo di chi dice “sono solo chiacchiere di politici” né il disfattismo di chi si rassegna al “tanto non funzionerà niente in questa zona”. Però non posso fare a meno di osservare che portare a termine il disegno tracciato dalla Regione comporta uno sforzo non indifferente, che deve essere sostenuto da investimenti molto rilevanti, da una lucidità di visione che si mantenga coerente nel tempo e, infine, da una capacità di direzione e coordinamento delle forze coinvolte non indifferente.
Poiché, come è noto, nessuna buona azione resta mai impunita, ora tocca direttamente a me e ai miei colleghi assumere questo onere. Sono in buona compagnia, ma sono anche fermamente convinto che da soli non possiamo farcela, tante e complesse sono le difficoltà che ci si presentano davanti ogni giorno. Dai molti vincoli burocratici su come si possono utilizzare i fondi a disposizione, alle difficili procedure di autorizzazione, fino alle tempistiche strette e necessariamente rigide.
Sul versante positivo ci sono invece il supporto e l’interesse dei molti cittadini e amministratori (l’amministrazione comunale di Nocera Umbra è attenta e disponibile), la lungimiranza di politici intelligenti (sì, ce ne sono), l’interesse e l’entusiasmo di imprenditori e associazioni di categoria e, infine, la caparbia di docenti e ricercatori che erano e rimangono convinti che è solo con la ricerca che si può creare sviluppo e quindi ricchezza. Ricerca, sviluppo e ricchezza: tre aspetti di cui questo territorio ha urgente necessità.
