Dove niente, dove troppo…

di Pierluigi Gioia

Se i Romani amavano ripetere che “in medio stat virtus“, vale a dire che la virtù è nel mezzo, nella mezza misura, si­curamente questo detto non è noto a chi, in Italia, si occupa di lavori, specialmente lungo le strade, urbane o extraurbane che siano. La motivazione di quanto sto dicendo è di facile compren­sione e penso ci abbiate fatto caso molte volte: lungo le strade italiane i lavori non si svolgono mai in maniera sobria, efficiente e rapida, ma solamente nei modi più strani che possano esiste­re, anche se riconducibili a due categorie fondamentali: i lavori fantasma e i lavori perpetui. Entrambe le categorie sono molto lontane da quell’optimum irraggiungibile della “via di mezzo”, ma esagerano nell’uno o nell’altro senso.

Prendiamo uno degli esempi più famosi di lavori “fantasma”: il cantiere fra le uscite Fabriano ovest e Fabriano est della Perugia – Ancona. Già la stessa arteria, iniziata nel lontano 1986 ed ancora non terminata, la dice lunga sull’impegno profuso dallo Stato, dal­le amministrazioni regionali, dall’Anas, ma anche dalle ditte appal­tatrici, per il completamento dell’arteria; ma la vicenda di questo cantiere mi pare ancora più emblematica. Fu aperto per la prima volta in un passato immemore, tanto che nessuno si ricorda esat­tamente quando avvenne la posa del primo birillo. Qualcuno af­ferma che il cantiere era precedente alla stessa Perugia – Ancona: lo dimostrerebbe la presenza di alcune cicche di sigaretta fossili, probabilmente risalenti al Cretaceo superiore, rinvenuti in alcune gallerie. Sta di fatto che questo cantiere c’è, è ben delimitato, ben visibile, sia come segnaletica orizzontale sia come segnaletica ver­ticale, e ci sono persino dei tabelloni luminosi che ripetono, os­sessivamente, nei 6 km del cantiere stesso, “Attenzione! Operai in galleria“o “lavori in corso“. Ma nessuno – dico: nessuno – è stato mai in grado né di vedere un solo operaio al lavoro in gal­leria, o fuori delle gallerie, oppure di capire quale sia lo scopo di questi lavori. Io percorro abitualmente questo tratto di strada una o due volte a settimana da almeno vent’anni e vi assicuro che non ho mai visto né un operaio né un mezzo, non dico al lavoro, ma neppure in pausa o semplicemente presente all’interno della car­reggiata, tanto da giustificare la presenza del limite a 40 km/h e di ben due autovelox, uno dei quali persino segnalato da uno dei tabelloni luminosi. Ho notato, però, che alcuni mucchi di terra si spostano in continuazione da una parte all’altra della carreggiata e che le automobili vengono fatte passare, periodicamente, o da una parte o dall’altra della stessa carreggiata, probabilmente per rendere la percorrenza meno noiosa senza che, ovviamente, nulla cambi. Altre impercettibili variazioni nella disposizione dei birilli ci fanno capire che i lavori sono, effettivamente, in corso ma è evidente che chi lavora o è invisibile o proprio è un fantasma. Ci auguriamo di poter vivere così a lungo da poter vedere la fine di questi lavori o che quest’ultima non intervenga prima che la Perugia – Ancona stessa non sia diventata un rudere.

Viceversa, dai lavori fantasma, passiamo a quelli perpetui, che fervono, ormai, da quasi un anno nella frazione di Palazzo Mancinelli. Il tutto cominciò all’inizio del 2023, quando – dopo quarant’anni – si decise di asfaltare la strada principale. Ero presente al fatidico momento della stesa del nuovo asfalto. Mi ricordo che chiesi agli addetti comunali: “Ma, prima di asfaltare, non sarebbe il caso di interrare anche i fili della corrente che ancora danno a questo posto l’aspetto di un villaggio del Ter­zo Mondo?”. Mi fu risposto che era impossibile passare anche un solo cavetto, perché, sotto l’asfalto, c’è un intrico enorme di cavi. “Una volta steso l’asfalto, nessuno lo toccherà mai più!” mi fu risposto.

Le ultime parole famose.

A novembre dello stesso anno, Umbra Acque impiantò il proprio cantiere nella piazza principale e, prima che potesse cominciare i lavori, l’asfalto nuovo fu sbucherellato, nell’ordine: 1) da Italgas, per un guasto alla cabina e una perdita nell’ultima parte della tu­bazione; 2) Telecom, per il passaggio della fibra ad alta velocità, con una traccia che avrebbe dovuto essere asfaltata ma che è an­cora allo stato primigenio; 3) da Umbra acque, per la sostituzione della tubazione principale dell’acqua, con un’altra traccia e con la chiusura totale della strada per due settimane; 4) da una non meglio precisata ditta in subappalto per l’asfaltatura della traccia scavata da Umbra Acque 5) Nuovamente dagli operai di Umbra acque per il collegamento della nuova tubazione a nuove tuba­zioni fino i contatori, con un semafoto a senso unico alternato nei primi otto giorni di lavori e la chiusura totale diurna della strada fino ad oggi; ma, nei prossimi tempi, sono previsti: a) il collega­mento dei contatori alle nuove tubazioni b) l’interramento dei fili della corrente attualmente penzoloni su pali di cementro c) la rimozione dei pali di cemento ormai inutili d) almeno la par­ziale riasfaltatura della strada che, attualmente, dopo quasi un anno di sbucherellamenti, ha l’aspetto di una via di Milano dopo i bombardamenti dell’agosto 1943.

Ma c’è una via di mezzo, secondo voi, fra i lavori “fantasma” del­la Perugia – Ancona (e molti altri) e i lavori perpetui di Palazzo Mancinelli? Sicuramente sì, a meno che non intendiate “via di mezzo” come “a metà“. E allora, di “lavori a metà”, vale a dire di “incompiute” ne avete quanti ne volete, anche nella nostra città.

Altro che la “virtù”! Nel mezzo, lì, c’è la fregatura

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