Il Riscaldamento globale ha completamente stravolto la nostra percezione delle temperature, specialmente di alcuni periodi dell’anno

di PIerluigi Gioia

La tendenza all’aumento delle temperature medie si mantiene costante e gli ultimi dati, anche a livello locale, lo confermano. La stazione meteorologica di Palazzo Mancinelli, che ormai può contare su quasi un quarto di secolo di misurazioni, conferma che il trend è stato, dall’inizio del Millennio, di 0,2°C ogni decennio. Un aumento, però, non uniforme ma che ha riguardato soprattutto al­cuni periodi dell’anno.

Inverni ormai inesistenti

Le stagioni generalmente soggette alle massime variazioni di tem­peratura, almeno a Palazzo Mancinelli, risultano essere quelle estreme: inverno ed estate. Inziamo proprio dall’inverno che da una temperatura media di 4,3°C, all’inizio del Millennio, è balzato ad una di 6,2°C, con un aumento di ben 1,9°C. La media generale degli ultimi 25 anni è salita a 5,2°C, praticamente 1°C al di sopra delle medie storiche di Gualdo Tadino. Sembrano dati irreali ma sono ottenuti misurando le temperature ogni 15 minuti, tutti i gior­ni dell’anno. Dicembre è in progresso di 0,6°C in 25 anni, cioè di poco più di 0,2°C al decennio: e non tanto per la sua prima metà, che è addirittura in regresso, quanto per la sua seconda metà, vale a dire il periodo natalizio, ormai primaverile da almeno un paio di decenni. Il mese dell’anno che mostra, invece, l’au­mento più cospicuo è feb­braio: da uno dei mesi più freddi dell’anno, anche per le continue incursioni geli­de dalle steppe russe, si è trasformato in un mese pri­maverile, con un aumento in tendenza di ben 2,5°C in 25 anni, vale a dire 1°C ogni decennio. Batte deci­samente anche gennaio, che mostra una tenden­za all’aumento di 0,8°C in 25 anni, vale a dire 0,3°C al decennio. Se, dunque, qualcosa è cambiato nella percezione della nostra stagione invernale questo è stato la scom­parsa del mese di febbraio dai panorami invernali: da mese fra i più temuti dell’anno (corto e maledetto) si è trasformato un periodo mite ma, proprio per questo, anche più rischioso perché favorisce la vegetazione anticipata degli alberi e causa, ogni anno, gravi danni alle coltivazioni.

Estate senza più freni

Anche la stagione estiva ha conosciuto una modifica radicale delle condizioni. L’aumento generale, come tendenza, delle temperature è di 1,2°C in 25 anni, vale a dire 0,7°C ogni decennio. Tutti i mesi mostrano aumenti cospicui: giugno +1°C, luglio ed agosto +1,5°C. Sono aumenti rapidissimi, che persino la nostra memoria riesce ad apprezzare senza troppi errori. Ma quello che più stupisce è l’au­mento del numero di giornate con condizioni termiche insopporta­bili. Tanto per fare un esempio, il numero dei giorni con temperatu­ra massima diurne superiore ai 35°C è quadruplicato in soli 25 anni.

Sorprese dalle stagioni intermedie

L’analisi dei dati delle stagioni intermedie, invece, presenta qualche sorpresa. Iniziamo dalla primavera, l’unica stagione in controten­denza, con una diminuzione delle temperature, in 25 anni, di 0,2°C, è la primavera. Il mese di marzo mostra solo una lieve diminuzione (-0,1°C in 25 anni) e, addirittura, aprile è in progresso di 0,2°C. Il vero tracollo è quello di maggio, che perde quasi mezzo grado in 25 anni, vale a dire -0,2°C al decennio. Insomma: mentre nelle al­tre stagioni fa sensibilmente, più o meno caldo, in primavera si sta più freschi e questo è soprattutto colpa degli inverni miti, durante i quali il freddo viene confinato solo alle alte latitudini, da cui, poi, è costretto a scende in primavera, a volte anche in periodi ormai prossimi all’estate.

Autunno senza troppi scossoni

L’autunno è, al contrario, in progresso, ma non così sensibile come inverno ed estate: siamo nell’ordine di 0,8°C in 25 anni, va le a dire 0,3°C al decennio. Settembre – e ce ne siamo tutti accorti – è il mese con l’aumen­to più sensibile: + 1,3°C. In pratica, si torna a scuola con abbigliamen­to estivo, al contrario di quello che accadeva fino agli ultimi decenni dello scorso millennio e le condizioni di caldo si mantengono anche ad ottobre, un altro mese che mostra una tenden­za all’aumento di 1°C in 25 anni. PIù contenuto, invece, l’aumento di novembre, che si limi­ta a 0,5°C in 25 anni, vale a dire 0,2°C al decennio.

In quest’ultimo quarto di secolo, insomma, abbiamo avuto cambia­menti climatici così marcati da aver avuto modo di apprezzarne la consistenza, mentre mutazioni così cospicue, fino ad oggi, non si erano mai osservate se non su una scala temporale di molto supe­riore a quella di una normale vita umana.

Questa è la cosa più spaventosa, a mio parere.

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